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      Alfine da Alessandro VI ottenne una bolla, ove dichiaravasi che mai, per le tesi riprovate, non era incorso in veruna censura o sinistra nota, o da queste veniva assolto; e morì piamente nel 1494 in mano de' Domenicani, l'abito de' quali voleva vestire.
      Ma la filosofia ponevasi sempre più in urto colla fede, e «non pareva fosse gentiluomo e buon cortigiano colui che de' dogmi non aveva qualche opinione erronea od eretica». I moderati credevano prestar omaggio alla fede col non riflettervi, accettare i dogmi senza esame, con quell'accidia voluttuosa che, in tempi a noi vicini, chiamava spirito forte l'indifferenza, e lo sdrajarsi col bicchiere in mano e spegnere i lumi. Già viveasi per l'intelletto più che per la coscienza; irrobustendo la ragione, lasciavasi ammutir la coscienza, guastare il cuore, e mescersi a tutto una superstizione puerile; e come conseguenza un materialismo semplice e pratico, un'accidia voluttuosa, talchè può dirsi che tutta l'Italia fosse trasformata in un gran Decamerone.
      Quel beffardo sincretismo manifestavasi, come avvien nelle mode, anche con frivolezze, e alla Corte de' Medici si teneano spesso dispute filosofiche e teologiche in questo senso. Nicola de Mirabilibus, domenicano, racconta come, post convivium magnifice ac splendide factum nel palazzo di Lorenzo de' Medici, si pose in disputa una tesi, affissa nel tempio di Santa Riparata dai frati Minori, che il peccato di Adamo non è il maggiore di tutti i peccati. Frà Nicola divisa gli argomenti addotti dai varj interlocutori, e massime dal magnifico Lorenzo.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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