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      Ma quando annunziavasi che il mondo non consisteva nelle sole tre parti antiche; che in America si trovava una differente vita animale e vegetale, e uomini e civiltà d'altra specie; che la terra gira e il sole sta; che ne' libri talmudici e nella cabala era riposta profonda scienza; che l'India possedeva una lingua, madre delle altre; che il Turco non era più barbaro dell'Ungherese; poteva la mente tenersi queta e soddisfatta ne' canoni che avea sin là venerati tacendo? Non doveano colle nuove idee destarsi bisogni nuovi e lo spirito d'esame?
      Non va mai senza inconvenienti un improvviso effondersi di cognizioni. Stampa, scoperte di paesi nuovi e di codici antichi, secolo d'oro della letteratura, aumento di comodità e dilicature, fomentavano la vita sensuale, e per ricolpo le declamazioni contro il rilassato rigore cristiano ed ecclesiastico.
      Per verità a sì grandi mutazioni bisognerebbe si trovassero pari coloro che guidano il mondo. I principi pretesero farlo col rendersi forti, accentrarsi ne' proprj possessi, ritrarre allo Stato le prerogative, in prima sparpagliate fra i possessori del suolo. La Chiesa videsi costretta fare altrettanto, e poichè principalmente l'esiglio avignonese (dov'era parso che il pontificato suddito comunicasse la sua servitù a tutto il mondo, come altre volte ne tutelava le libertà) avea mostrato l'indipendenza temporale essere necessaria garanzia della spirituale, dovette essa pure assettarsi a guisa di principato, fino a negligere quella che è essenza sua, la virtù, e il continuo migliorare di atti nella persistenza delle dottrine.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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