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      Il cardinale Innocente Cibo suo nipote tenne contemporaneamente otto vescovadi, quattro arcivescovadi, le legazioni di Romagna e di Bologna, le abbazie di san Vittore a Marsiglia e di san Ovano a Rouen. Il cardinale Ippolito d'Este, a sette anni era primate d'Ungheria, poi vescovo di Modena, Novara, Narbona, arcivescovo di Capua e di Milano, la qual ultima dignità rinunziò a un nipote di dieci anni riservandosene l'entrata: e questo nipote fu pure vescovo di Ferrara, amministratore dei vescovadi di Narbona, di Lione, d'Orleans, di Autun, di Morienne, a tacere un'infinità di badie. Il patriarcato d'Aquileja stette ne' Grimani dal 1457 al 1593: il vescovado di Vercelli da forse un secolo poteva dirsi ereditario nelle famiglie Rovere e Ferreria; Giuliano Della Rovere, divenendo papa, ne investì il cardinale Ferrerio, benchè già tenesse la sede di Bologna, e molte ricche badie. Al concilio tridentino il vescovo di Pamplona manifestò che, quand'egli salì a questa sede, da ottant'anni non vi risiedeva alcun vescovo, perchè erano cardinali.
      Adunque i signori nella vigna di Cristo trovavano desiderabilissimi appanaggi ai loro cadetti; la curia romana, che male si confonde colla Chiesa, ne faceva pingui ricompense a' suoi devoti, conferendole meno per merito di scienza ed esemplarità, che per servigi resi in curia, o ancora peggio per raccomandazioni di principi; con molteplici serie di promozioni mirava a lucrare dalla vacanza e dalle collazioni de' benefizj, e moltiplicare le tasse di cancelleria.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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