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      Leonardo Aretino (Libellum contra hypocritas) dice ai frati: «Tra i vostri grandi e deformi vizj, primeggiano l'orgoglio, l'avarizia, l'ambizione. Volete ricoprirli colle lunghe cappe e coi cappucci; perciò avviluppate i corpi onde asconder l'orgoglio sotto l'abito dimesso, l'avarizia e l'ambizione sotto apparenza di povertà..... Ma se desiderate esser persone dabbene, quali vorreste sembrare, bisognerebbe cacciar i vizj dalle anime vostre, e non asconderli sotto le tonache..... A tali ostentazioni io non credo; io non credo neppur a te, o ipocrita, perchè sospetto che sotto quei panni s'asconda qualcosa. Chi potesse guardarvi per entro, vedrebbe una cloaca di vizj turpi, e il lupo rapace sotto le vestimenta d'agnello. E come l'esca serve a pigliare i pesci, così le tonache grossolane coprono le vostre malvagità per ingannare gli uomini. A questo travestimento è congiunta la emaciazione del volto e lo sbattimento, che son pure grandi stromenti d'ostentazione e di ciurmeria. Ipocrito, perchè sì tristo? che vuol dire cotesto collo torto? che cotesti occhi abbassati, coteste finte di integrità e di innocenza? Potete tenervi dal ridere quando vedete un altro dello stesso mestiere?»
      Questi libri erano lo stillato delle conversazioni: e piaggiavano l'opinione pubblica, come suol chiamarsi l'opinione vulgare; ma quello scandolezzarsi della scostumatezza del clero sa di strano in iscritti d'un libertinaggio perfin teorico, che rivelavano una depravatezza ben più profonda nella società laica.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





Aretino Libellum