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      E vi applicava quel che Amos diceva contro i sacerdoti ebrei: «La nostra Chiesa ha di fuori molte belle cerimonie in solennizzare gli ufficj ecclesiastici, con belli paramenti, drappelloni e candellieri d'oro e d'argento, e tanti bei calici che è una maestà. Tu vedi là quei prelati con mitre d'oro e di gemme preziose in capo, con pastorali d'argento e piviali di broccato, cantare bei vespri e messe, con tante cerimonie e organi e cantori, che tu stai stupefatto; e pajonti costoro uomini di grande gravità e santimonia, e non credi ch'e' possano errare, ma ciò che dicono e fanno s'abbia a osservare come l'evangelo. Gli uomini si pascono di queste frasche, e rallegransi in queste cerimonie, e dicono che la Chiesa di Cristo Gesù non fiorì mai così bene, e che il culto divino non fu mai sì bene esercitato quanto al presente, e un gran prelato disse che la Chiesa non fu mai in tanto onore, nè i prelati in tanta reputazione; e che i primi erano prelatuzzi, perchè umili e poverelli, e non avevano tanti grassi vescovadi nè tante ricche badie, come i nostri moderni. Erano prelatuzzi quanto alle cose temporali, ma erano prelati grandi, cioè di gran virtù e santimonia, grande autorità e reverenza ne' popoli, sì per la virtù, sì pei miracoli che facevano. Oggidì i Cristiani che sono in questo tempio, non si gloriano se non di frasche; in queste esultano, di queste fanno festa e tripudiano; ma interverrà loro quello ch'io vidi, che il tetto rovinerà loro addosso, cioè la gravità de' peccati delle persone ecclesiastiche e de' principi secolari cadrà sul loro capo, e ammazzeralli tutti in sul bello della festa, perchè si confidano troppo sotto questo tetto.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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