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      Chi pari a costui per trarre a far pazzie i meglio assennati326?. Si congratulava che Giuliano De' Medici menasse a Roma la principessa sua moglie, e «la città tutta (dice) or lodato sia Dio, che qui non mancava se non una Corte di madonne, e questa signora ce ne terrà una, e farà la Corte romana perfetta»327.
      Accanto a loro, monsignore Giovanni Della Casa componeva capitoli di mostruosa lubricità, e domandava il cappel rosso non per le virtù proprie, ma «in mercè della perpetua fede e della sincera ed unica servitù che avea sempre dimostrata ai Farnesi». E questi, e il Bembo328, e il cardinale Ippolito d'Este, e tropp'altri ostentavano figliuoli.
      Così la società ecclesiastica scherzava coll'irruente scetticismo, nè accorgevasi di scavare l'abisso sotto i proprj piedi; non volevasi che nessuna apprensione turbasse le feste dell'arte, siccome i Coribanti attorno a Giove danzavano perchè non se n'udissero i vagiti; e l'autorità credeva attingere forza dalla bellezza, appoggiandosi a Rafaello e Michelangelo, all'Ariosto e al Bembo.
      Tipo di quel raffinato epicureismo e di quel paganizzamento della coltura, che altrove imputammo al suo tempo, Leone X nel fulgore del bello offuscava il sentimento del giusto. «Avendo l'Ariosto fatto libri in lingua e verso vulgari, col titolo d'Orlando Furioso, in maniera scherzevole, ma con lungo studio e riflessione e molte veglie attesa la splendidezza del suo ingegno, e la devozione verso la sua famiglia», trova bene ch'e' se n'assicuri il guadagno, e possa altre volte pubblicarlo migliorato329: sicchè minaccia di scomunica chi ristampasse quel poema, del quale accetta la dedica, come dell'Itinerario di Rutilio Numaziano, uno degli ultimi pagani accanniti contro il nascente cristianesimo; aggradisce le annotazioni d'Erasmo al Testamento Nuovo, che poi furono messe all'Indice, e la dedica del libro di Hutten sulla donazione di Costantino, dal quale Lutero disse avere attinto tutto il suo coraggio; e concede ad Aldo Manuzio il privilegio per la stampa delle costui insolenti Epistolæ obscurorum virorum.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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