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      S'avventurò ad una politica di capriccio, senza concetti elevati; come un nuovo ricco sprecò nella pace i tesori accumulati da Giulio II in mezzo alle guerre, ne cercò di nuovi col vendere indulgenze, o coll'imporre tasse gravose; impegnò le gioje di San Pietro, vendette le statue dei dodici apostoli regalategli dall'Ordine teutonico: nominò ad un tratto trentun cardinali, fra cui due figli delle sue sorelle Orsini e Colonna, mentre da un pezzo si avea cura di non crescere con dignità la potenza pericolosa di quelle famiglie; inventò tante cariche da vendere, che a quarantamila zecchini elevò le spese annue della Chiesa; e tutto avea consumato quando morì.
      E morì in fresca età, e corse un epigramma che diceva lui non avere presi in quell'estremo i sacramenti, perchè gli avea venduti334. Non esageriamo coi detrattori, ma neppure accettiamo certe apologie335, di cui troppo si compiacquero alcuni nostri contemporanei per ricolpo al calunnioso vilipendio dei padri nostri. Buon signore, papa e principe non lodevole, potea stare su qualunque trono più competentemente che su quello di Roma; potea succedere al magnifico Lorenzo, non a Pietro Bariona; vedendo nella santa sede non una cattedra ma un trono, non un faro per illuminar il mondo, ma un piedistallo alla personale grandezza; meno pronto a richiamare i traviati al Calvario, che ad invitare le divinità dell'Olimpo ad esilarare il Vaticano.
      E questa reviviscenza del paganesimo cercò realizzarsi durante la vacanza. Scoppiata peste furiosa, la più parte de' cardinali fuggirono di Roma, dove il guasto era cresciuto dal disordine che suol gittarsi durante l'interregno: e il popolo sbigottito rompeva alle violenze.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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