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      A glorie sì poco dicevoli dava poi Erasmo risoluta disapprovazione negli Adagia, con eloquenza risentita esponendo i danni della guerra, e viepeggio tra Cristiani, e la stoltezza degli uomini che affiggono merito all'uccidere e farsi uccidere; e vi raffaccia Leone X, agnello a nuocere, leone contro gli empj, e tutto occupato a rimettere in concordia i principi353. A Roma lo accolsero i cardinali, principalmente quelli di San Giorgio e di Viterbo, e Matteo Langio vescovo d'Albano, e il De Medici che presto divenne Leone X; il cardinale Campeggi gli regalò un anello con diamanti, pel quale Erasmo gli scriveva: «Il fuoco dell'oro mi sarà sempre simbolo della tua presenza cardinalizia, e la gratissima luce del diamante mi rappresenterà sempre la gloria del tuo nome», Il cardinale Domenico Grimani, che aveva una biblioteca di ottomila volumi354, lo considerava come un luminare della Chiesa di Cristo, e non che prodigargli cortesie, pareva prendersi soggezione del povero frate; gli esaltava i begli orizzonti nostri, il dolce clima; e che il suo posto doveva essere fra i grecisti, i poeti, i pittori che attorniavano Giulio II.
      Roma, che affaticavasi a rigenerare gli spiriti mediante la forma, nel marmo scolpito ammirava la natura idealizzata; Erasmo, come Hutten, come Lutero e gli altri tedeschi, cercava Dio nell'uomo, non nelle opere d'arte; sapeagli d'idolatria l'ammirazione plastica, e che nocesse al movimento spiritualista il volgersi al marmo anzichè alla scrittura.
      Questi disdegni erano rimbalzati dagli Italiani, che consideravano per barbari que' Tedeschi, i quali non faceano dipinture sì belle, non verseggiavano così squisito, non usavano il latino ciceroniano.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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