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      Perocchè quel sentimento così umano che ci lega a coloro che ne precedettero in quest'esiglio e ci attendono nella patria, era stato consacrato dalla fede, riconoscendo la comunione de' fedeli, cominciata tra le pruove della vita, continuata nel luogo della temporaria espiazione, compita nella città celeste; sicchè a sollievo delle anime aspettanti, noi militanti possiamo applicare e le preghiere e le buone opere: tradizione antichissima, chiaramente indicata da Tertulliano e da sant'Agostino381, nel quale già si trova cenno delle messe per defunti. Ma esso pure fu implebejato coll'idea del guadagno, e i suffragi si restrinsero quasi unicamente a messe ed uffizj, che troppo facilmente prendevano aspetto di bottega, e offrivano appiglio alla maldicenza.
      La Chiesa dichiarava espresso che le indulgenze esigono da una parte un merito soprabbondante, dall'altra buone opere e pia coscienza; e che mancano d'ogni valore se non vadano congiunte alla sincera ed efficace contrizione, rimettendosi la penitenza solo in quanto era satisfattoria cioè punizione, non in quanto era medicinale, cioè diretta a tener sotto gli occhi del peccatore l'orror della colpa commessa382. Anche i catechismi più comuni insegnano che l'indulgenza è una remissione di pene temporali, che rimarrebbero a scontare pei peccati già rimessi quanto alla pena eterna. Non concedesi dunque se non a quello cui già sia stata rimessa la colpa; vale a dire all'uomo in istato di grazia, cioè di moralità soprannaturale; all'uomo che possieda amore di Dio e de' suoi precetti, dolore de' peccati, e proposito di non più commetterne; amore del prossimo, perdono delle ingiurie ricevute, riparazione delle fatte, adempimento de' proprj doveri, insomma conformità (per quanto all'uomo è possibile) alla legge divina.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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