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      Io certo siate sicuri che interterrò l'una parte e l'altra con dolci parole, ut malos lucrifaciam»432.
      Dalle lettere sue raccogliesi a che scompiglio fosse la Germania: e da Brusselle, il 26 ottobre 1531, scriveva al segretario Sanga433:
      «Fummo invitati io e li precipui oratori di principi ed infiniti baroni e nobili di questa Corte ad un banchetto ?????. ???? ???????????, il quale ???? ??? ??????????? ???? ???????? ?????? ha fatto feste inaudite... dove fu recitata, præsente mundo, una comedia ?????????? ??? ???????????? di una mala sorte, che sotto nome d'un giubileo d'amore, era manifesta satira contro di Roma: sempre nominando apertamente ogni cosa; che da Roma e dal papa non veniva se non vendizione di indulgenzie, e chi non dava denari non solo non era assoluto, ma scomunicato di bel nuovo: e così cominciò, e perseverò e finì la comedia. Ed era uno principale che parlava, vestito con un rochetto da vescovo, e fingeasi vescovo, ed aveva una berretta cardinalesca in testa, avuta da casa del reverendissimo legato, datagli però senza che li nostri sapessero per che fine. Ed era tanto il riso di tutti, che parea tutto il mondo giubilasse. A me veramente crepava il cuore, parendomi essere in mezzo a Sassonia ad udir Lutero, ovver esser nelle pene del sacco di Roma; e non potei far che con sommessa voce non ne facessi cenno di querela con Bari, e di poi eziandio l'ho detto ad alcuni de' precipui con bel modo, che questi non son atti da far in luogo di Cristiani, e tanto meno nella Corte d'un tanto e tam virtuoso e cattolico imperatore, ecc.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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