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      Messo legato a Bologna, potè spiegare e zelo, e carità, e qui serva ricordare come, avendo saputo che un gentiluomo parlava licenziosamente di Dio e della religione, lo prese suo domestico, e coll'esempio e le ragioni lo vinse di modo, che anche dopo la morte del suo benefattore egli ripeteva: «Di questi prelati ci vorrebbero, che sapessero cavare le anime di mano al diavolo fin sotterra».
      Alvise Lippomano, pur di Venezia, vescovo di Modena, di Verona, di Bergamo, versato nelle lingue, essendo nunzio in Germania cercò «sterpar la mala erba luterana», compilò il catalogo degli antichi interpreti greci e latini della Genesi, dell'Esodo, dei Salmi, e stese la Confermazione e stabilimento di tutti i dogmi cattolici, con la subversione di tutti i fondamenti delli moderni eretici (Venezia 1553), e in sei volumi le vite dei santi, con critica maggiore della consueta, e conservando molti preziosi racconti di greci e latini. Possiamo aggiungere il cardinale Marino Grimani vescovo di Ceneda e patriarca d'Aquileja, che l'epistola ai Romani commentò in senso opposto ai reluttanti; Girolamo Amedei, servita senese, spedito in Germania; il domenicano Silvestri che fece un'Apologia della convenienza degli istituti cattolici colla evangelica libertà; Ambrogio Fiandino da Napoli, agostiniano, che già aveva confutato il Pomponazio, senem delirum, maledicum, patriæ vituperium, e dettò contro Lutero tre opere non mai stampate; Cristoforo Marcello veneziano, arcivescovo di Corfù, e famoso per dottrina non meno che per disgrazie.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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