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      I figli dunque dissentivano dal padre; i fratelli ai fratelli contraddicevano, le mogli ai mariti; la scossa domestica si propagava alla società civile, dove ciascuno pretendeva operare a proprio senno, dacchè a proprio senno pensava; al diritto, alla morale, fin là unicamente piantati sulla religione, mancava ogni appoggio al mancar di questa; e ribellato il pensiero alla fede, gli uomini trovarono spento il faro che gli avviava, allora appunto che imperversava la procella. Ognuno fonda una Chiesa nuova, che domani cessa per mancanza d'accordo e d'autorità: ogni predicante del minimo villaggio credesi autorizzato a divenire fondatore di una religione, senza che alcuno valga a mettervi ordine. I vulghi sorgevano domandando ai nuovi apostoli «Che cosa dobbiamo fare?» Ma è appunto in tempi siffatti che i guidapopoli non sanno quel che fare, e una mano scassina quel ch'è posato dall'altra.
      Il fedele, trovatosi sacerdote e papa, volle anche esser re; possedendo le doppie chiavi, ne' dubbj non ricorreva all'autorità, ma al proprio giudizio; l'indagine dal sistema ecclesiastico si voltò sul laico, ch'era tanto peggiore, e ne cominciarono rivoluzioni e il predominio della forza. Erasi elevato il potere spirituale affine di impacciar il temporale; ora si volle restituire ai re la dittatura pagana: sempre l'eccesso.
      Melantone, che tanto aveva procurato prevenirle, allora gemeva sulle sconcordie, e ne presagiva di peggiori da quella sfrenatezza, da quel rinnegamento d'ogni autorità, e «Tutte l'acque dell'Elba non mi basterebbero a piangere le sventure della religione e del paese».


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





Chiesa Elba