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      Ignoto alla Corte, senza appoggi di famiglia come straniero, nè creandosene di nuovi perchè esitava lungamente prima di conferire i benefizj e lasciavali scoperti per paura di darli a indegni. Adriano dibattevasi invano tra quell'inestricabile labirinto. Mentre si trovavano ora ingiuste, ora impossibili le sue proposte da quegli stessi che più le aveano reclamate, i Protestanti interpretavano in sinistro la sua candidezza, menando trionfo delle sue confessioni sugli scompigli della curia. Gli furono anche mandati Cento gravami della nazione tedesca, ove Roma era rimproverata di sordidezza, d'indecenza l'uffiziatura della basilica vaticana; negligersi gli ospedali e le altre opere pie: lasciare le meretrici procedere con pompa matronale sopra le mule, e corteggiate dalle famiglie di prelati; tollerarsi nimicizie aperte e sanguinose fra i grandi523.
      Allora si sviluppò quell'oidio, che guastò e guasta tante promettenti vendemmie: il malcontento. Quella sua semplicità, quel dire la messa e l'uffizio tutti i giorni eccitarono le risa nel palazzo abituato con Giulio II e con Leon X. Da un pezzo non v'erano papi forestieri; e di questo, che neppure parlava la lingua italiana, facevano beffe o fingeano sgomento i nostri letterati. La gente, avvezza a vivere dietro ai prelati, ne sbertava la miseria. «Egli è un tedesco; povera Italia! (dicevano); sente di luterano: povera religione! Certo e' si piglia i cardinali, e ce li porta a un nuovo esiglio d'Avignone».
      Giulio II era entrato nella scena del mondo da gran principe, scotendosi dalle piccolezze de' predecessori, e col sentimento della propria forza volea dominar gli eventi, muover principi e repubbliche secondo i suoi intendimenti, respingere i tiranni, non per vantaggio suo, ma della santa sede, e proclamò i diritti che i popoli hanno sul proprio suolo.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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