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      Seduto in eccelso trono, il pontefice ricevette il re, che davanti a lui piegò il ginocchio, giurogli obbedienza, e gli baciò i piedi, la mano e la stola; il primogenito del re fu ammesso al medesimo favore; i due più giovani figli baciarongli la mano e i piedi; i soli piedi gli altri della Corte. L'arcivescovo di Parigi a nome del suo signore professò che il re cristianissimo, come primogenito della Chiesa, lo riconosceva in tutta umiltà e devozione qual pontefice e vero vicario di nostro signor Gesù Cristo; lo venerava come successore di san Pietro, e gli prestava obbedienza e fedeltà; offrendosi a tutta sua possa per la difesa sua e della santa sede apostolica, al modo che aveano fatto i suoi predecessori.
      Ma se il re, tornando da quel congresso, diede severi ordini per «far processi contro chi fosse convinto del delitto d'eresia che pullula e cresce nella buona città di Parigi» (10 dicembre 1533), seguitò per altro i consigli della politica sostenendo la Lega Smalcadica de' Protestanti tedeschi contro Carlo V imperatore di Germania: vale a dire, puniva chi non andasse alla messa, favoriva coloro che la messa aveano distrutta.
      Questo buon re Francesco, il protettore delle lettere, che i palazzi suoi facea costruire dal Primaticcio, dipingere da Leonardo, fregiare da Benvenuto: che volle essere armato cavaliere da Bajardo senza paura e senza taccia, al 21 gennajo 1535 assisteva in Parigi al supplizio di sei Luterani. Venivano in solenne processione i vescovi, i dottori della Sorbona, i dignitarj, poi il re a capo scoperto, con una torcia in mano, e dietrogli principi e principesse e cortigiani.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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