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      E volete indurlo a far così empia azione?....... Ah impudente! ah sacrilego! ah furia infernale!..... E non temete che Dio mandi il fuoco dal cielo che v'arda?» E qui, ritorcendo l'argomentazione in invettiva, gli preconizza un san-benito.
      Non erano materie dove si facesse a credenza; e il Valdes stimò prudente abbandonare la Spagna, ricoverandosi a Napoli, ove il dominante era ancora Carlo V, ma i privilegi nazionali teneano in freno il Sant'Uffizio. Il Llorente, storico dell'Inquisizione parabolano e sempre mal informato come mostreremo, dice abbandonasse la Spagna perchè condannato d'eresia. Nol fu mai da vivo: sol dopo morto fu tenuto per capo d'eretici, ma non si specifica di quali eresie peccasse, e ogni Chiesa dissidente vorrebbe trarlo a sè, fin gli Antitrinitarj. Quest'è certo ch'egli può stare alla testa de' riformati italiani. In Napoli fu carezzato, stette segretario del vicerè Toledo, e scrisse varie opere, fra cui i filologi lodano il dialogo sulle lingue, nel quale fa da due Italiani e due Spagnuoli discorrerne sulla spiaggia di Napoli.
      Quivi introdusse i libri di Lutero, di Bucer, degli Anabatisti che avea conosciuti in Germania, e fece proseliti. Pubblicò un commento delle Epistole di san Paolo (Venezia 1556) e riflessioni sopra san Matteo e sopra alcuni salmi, dedicate a Giulia Gonzaga del ramo di Gazzuolo, duchessa di Trajetto a Fondi, donna di sì famosa bellezza che Solimano granturco desiderò vederla, e mandò il terribile Ariadeno Barbarossa per rapirla, al che poco mancò riuscisse mentr'ella stava a Fondi con papa Leone549. Dopo vedova del famoso Vespasiano, essa adottò per impresa un amaranto e il motto Non moritura; e passata a Napoli nel 1537 per certi litigi, in casa sua teneva un circolo, ove disputavasi di materie religiose.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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