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      Dal dissipamento e dalla corruttela ritornavasi quindi alla devozione, fino ad associarla col delitto, e per lo più finivasi piamente una vita menata nelle colpe. Il duca Valentino, tipo della scelleraggine meditata, caricavasi di reliquie; e Vitellozzo, che era in guerra col papa e che cadeva vittima de' colui tradimenti, supplicava in morte di ottenergliene l'assoluzione. Carlo VIII veniva con molte reliquie alla spedizione d'Italia. Alessandro VI gloriavasi d'avere acquistato la lancia con cui fu trafitto il Redentore in croce; portava in collo una bulla contenente le sacre specie: alla sua Lucrezia raccomandava la devozione a Maria. L'astuto Lodovico il Moro, il Cavour di que' tempi, moltiplicava chiese, e la notte prima di fuggire da Milano, vegliò nella Madonna delle Grazie sul sepolcro di sua moglie. Il Machiavelli, un degli empj se ce n'ebbe, ha discorsi sacri, e una predica sul De Profundis, ove esorta a «imitare san Francesco e san Girolamo, i quali, per reprimere la carne e torle facoltà a sforzarli alle inique tentazioni, l'uno si rivoltava su per i pruni, l'altro con un sasso il petto si lacerava... Ma noi siamo ingannati dalla libidine, incôlti negli errori, inviluppati nei lacci del peccato, e nelle mani del diavolo ci troviamo: per ciò conviene, ad uscirne, ricorrere alla penitenza, e gridare con David, Miserere mei, Deus, e con san Pietro piangere amaramente»565.
      Non citerò l'infame Aretino, che colle più laide composizioni ne alternava di sacre, vendereccio nelle une come nelle altre; ma e l'Ariosto e il Cellini e tutti gli artisti sentivano il bisogno di raccogliersi talvolta a Dio, e rinnovare quelle pratiche, in cui gli aveva nodriti la loro madre.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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