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      Ho visto e parlato sino a ora a cinque vecchi, di anni ottanta l'uno in circa, fortificati di perfezione nel Signore, che m'è parso sentir parlare cinque angioli di paradiso; e sono stupito a vederli di quell'età decrepita, la notte per questi ghiacci levarsi come i giovani, e partirsi dalle lor celle, sparse lontano cencinquanta passi per l'ermo, venire alla chiesa ai mattutini ed a tutte l'ore diurne, con un'allegrezza e giocondità come se andassero a nozze. Quivi il silenzio sta con quella muta loquela sua, che uno ardisce appena sospirare, nè le foglie degli abeti ardiscono di ragionar co' venti; e le acque, che vanno per certe docce di legno per tutto l'ermo, portano dall'una all'altra cella de' romiti acque, camminando sempre chiarissime, con un rispetto maraviglioso».
      Viepiù sentiva questi bisogni dello spirito il Bonarroti, «Michel più che mortale angel divino»: grand'intelligenza e gran cuore, che idealizza anzichè esprimere, e che come artista figura l'armonia de' contrasti. Era venuto su come gli altri in quel secolo fra il rinnovato paganesimo: e ne' colloqui col magnifico Lorenzo nel giardino di San Marco, o nel palazzo di via Larga, o nel suburbio di Careggi, s'imbevve di quelle idee gentilesche, per le quali pareva assai se nell'Olimpo faceasi un posto ospitale anche al Cristo. Ma per quel vigor suo che nol lasciava servile a concetti altrui, s'addiede anche alla Bibbia, ed «ha con grande studio ed attenzione lette le sante Scritture sì del Testamento Vecchio come del nuovo, e chi sopra ciò s'è affaticato», scriveva il Condivi, lui vivo.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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