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      Da questa arroganza e da questi amari zeli li liberi Nostro Signore Iddio, e doni loro carità e dolcezza di spirito, e tanta umiltà che s'astenghino dal giudicare temerariamente i dogmi e usanze della Chiesa, condannando sì rigidamente tutti quelli che con vera umiltà di cuore la riveriscono e seguitano, e cominciano a credere che, molti di coloro che da essi sono condannati e tenuti idolatri ed empj, perchè non credono quello che credono essi, sono veramente religiosi, pii ed a Dio cari; e per contrario nimico ed odiato da Dio chiunque seguita questa loro superba presunzione. E noi, signor mio, se non vogliamo far naufragio in questi pericolosissimi scogli, umiliamoci al cospetto di Dio, non ci lasciando indurre da ragione alcuna, per verisimile ch'ella ne paresse, a separarci dall'unione della Chiesa cattolica, dicendo con David: Vias tuas, Domine, demonstra mihi, et semitas tuas edoce me, quia tu es Deus salvator meus. E senza dubbio saremo esauditi, nam bonus et rectus Dominus, propterea diriget mansuetos in judicio, docebit mites vias tuas. Laddove, volendo giudicare le cose divine col discorso umano, saremo abbandonati da Dio, e in questo secolo contenzioso talmente ci accosteremo ad una delle parti ed odieremo l'altra, che perderemo del tutto il giudizio e la carità, e dimanderemo la luce tenebre, e le tenebre luce; o persuadendoci d'essere ricchi e beati, saremo poveri, miseri e miserabili per non saper separare pretiosum a vili; la qual scienza senza lo spirito di Cristo non si può imparare; al qual sia gloria in sempiterno, amen».


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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