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      «Signor mio osservandissimo, in tutti i vostri pensieri, in tutte le vostre parole, e in tutte le vostre operazioni ricordatevi, che siamo diventati per Gesù Cristo figliuoli di Dio, e questa memoria, generata e conservata nell'anima nostra dallo spirito di Cristo, non ci lascierà di leggieri nè fare, nè dire, nè pensare alcuna cosa indegna della imitazione di Cristo, al quale se noi vogliamo piacere, è necessario che ci disponiamo a dispiacere agli uomini, e a disprezzare la gloria del mondo per esser gloriosi appresso a Dio; perciocchè, come dimostra Gesù Cristo in san Giovanni, è impossibile, che alcuno possa credere veramente in Dio, mentre che egli cerca la gloria degli uomini, i quali come dice David, sono più vani della medesima vanità. Laonde è cosa stoltissima e vilissima fare stima del loro giudicio, dovendo i figliuoli di Dio aver sempre innanzi agli occhi il giudicio di Dio, il quale vede non solamente tutte le nostre operazioni, ma tutti gli occulti e profondi pensieri del nostro cuore.
      «Essendo dunque impossibile piacere a Dio e agli uomini del mondo, che furore sarebbe il nostro, se eleggessimo di dispiacere a Dio per piacere al mondo? E se stimiamo cosa vergognosissima che una sposa voglia piuttosto piacere altrui che al suo sposo, che biasimo meriterà l'anima nostra, se ella vorrà più piacere ad altri che a Cristo suo dilettissimo sposo? Se Cristo, unigenito e naturale figliuolo di Dio, ha voluto non solamente patire per noi le infamie del mondo, ma il tormento acerbissimo della croce, perchè non vorremmo noi per la gloria di Cristo tollerare allegramente le derisioni degli inimici di Dio?


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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