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      Moriamo, signor mio, volentieri a noi medesimi e al mondo, acciò che viviamo felicemente a Dio, e a Gesù Cristo. Anzi, se siamo vere membra di Cristo, conosciamoci già morti con Cristo, e risuscitati, e ascesi in cielo con esso lui, acciò che la nostra conversazione sia tutta celeste, e si vegga in noi uno eccellentissimo ritratto di Cristo; il qual ritratto sarà tanto più bello e più maraviglioso in voi, quanto voi siete un signore nobilissimo, ricco e potente.
      «O che giocondo insaziabile spettacolo agli occhi de' veri Cristiani, anzi agli occhi di Dio e di tutti gli angeli, vedere un pari vostro, il quale, considerando la fragilità della natura umana e la vanità di tutte le cose temporali, dica con Cristo, Ego sum vermis et non homo; e con David gridi Respice me, et miserere mei quia unicus et pauper sum ego. Oh veramente ricco e beato colui, che per favor di Dio perviene a questa povertà spirituale, renunziando con l'affetto tutte le cose che egli possiede, cioè la prudenza mondana, le scienze secolari, le ricchezze, le signorie, i piaceri della carne, la gloria degli uomini, i favori delle creature, e ogni confidenza di se stesso! Costui, diventando per Cristo stolto nel mondo, e in mezzo le ricchezze dicendo di cuore Panem nostrum quotidianum da nobis hodie, e preponendo l'improperio di Cristo e le tribulazioni e i piaceri ai favori del mondo, e non volendo nè altra santità, nè altra giustizia che quella, che si acquista per Cristo, entra nel regno di Dio; e sostentato, favorito e governato dallo spirito di Dio, e tutto ripieno di gaudio, canta col profeta.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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