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      Infatti contribuì grandemente alle vittorie de' Francesi in Italia: restò ferito e prigione alla battaglia di Ravenna del 11 aprile 1512, e giovane morì il 25 novembre 1525. Vittoria immortalò con poetici compianti le imprese di lui e il proprio affetto, chiamandolo il suo bel sole: ritiratasi a Roma fra le monache di San Silvestro in capite, soffrì delle sventure che cagionarono i suoi Colonnesi; ricoverò a Marino, pregando e offrendo riscatti pei tanti miseri nella terribile invasione; quando Paolo III ruppe guerra ai Colonna582, ella passò nel monastero di San Paolo d'Orvieto, poi nel 1542 in quello di Santa Caterina a Viterbo.
      Sette anni dopo ch'era vedova, venne a Napoli lo spagnuolo Valdes; ed a' suoi discorsi infervoratasi del vangelo, ella non trovava pace e consolazione che nella parola di Dio.
     
      Due modi abbiam da veder l'alte e careGrazie del ciel: l'uno è guardando spesso
      Le sacre carte, ov'è quel lume espressoChe all'occhio vivo sì lucente appare;
      L'altro è alzando dal cor le luci chiareAl libro della croce, ov'egli stesso
      Si mostra a noi sì vivo e sì dappresso,
      Che l'alma allor non può per l'occhio errare.
     
      Altrove prorompe:
     
      Deh, potess'io veder per viva fede,
      Lassa! con quanto amor Dio n'ha creati.
      Con che pena riscossi, e come ingratiSemo a così benigna alta mercede:
      E come Ei ne sostien; come concedeCon larga mano i suoi ricchi e pregiati
      Tesori; e come figli in Lui rinatiNe cura, e più quel che più l'ama e crede.
      E com'Ei nel suo grande eterno imperoDi nuova carità l'arma ed accende,


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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