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      ... Potessi io almeno servire per quella voce che nel deserto delle miserie nostre esclamasse a tutta Italia di preparar la strada alla venuta di vostra maestà! Ma mentre sarà dalle alte e reali sue cure differita, attenderò a ragionar di lei col reverendissimo di Ferrara, il cui bel giudizio si dimostra in ogni cosa, particolarmente in riverir la maestà vostra. E mi godo di vedere in questo signore le virtù in grado tale che pajono di quelle antiche nell'eccellenza, ma molto nuove agli occhi nostri, troppo omai al mal usati. Ne ragiono assai col reverendissimo Polo, la cui conversazione è sempre in cielo, e solo per l'altrui utilità riguarda e cura la terra: e spesso col reverendissimo Bembo, tutto acceso di sì ben lavorare in questa vigna del Signore»585.
      La regina Margherita rispondendo la ringrazia delle lodi datele, protestando di ben poco meritarle. «Per il di dentro io mi sento sì contraria alla vostra buona opinione, che io vorrei non aver vedute le vostre lettere se non per la speranza che ho, che, mediante le vostre buone preghiere, elle mi saranno uno sprone per uscire dal luogo ov'io sono, e cominciare a correre appresso di voi.... alla qual cosa è necessaria la continuanza delle vostre orazioni e le frequenti visitazioni delle vostre utili scritture...... Vostre lettere più che giammai desidero di avere, e ancor più di essere così avventurosa, che in questo mondo possi da voi udir parlare della felicità dell'altro».
      Le espressioni della devota marchesa sentono la cortigianeria d'allora, più che un assenso ai pensamenti della regina.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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