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      Gli Italiani non si risolveano fra le varie negazioni. Lutero, adorato dai Tedeschi pel suo odio contro l'Italia, poco gradiva ai nostri594, che pendevano piuttosto a Zuinglio, perchè avea scritto in latino, e procedea più serio e più logico: e così fece l'Altieri sunnominato dopo che visitò le Chiese elvetiche. Calvino, non più riformator nazionale, ma vero eresiarca, trovava maggiori assensi, ma i nostri mal sapeano acconciarsi a quel dogma che annichila la libertà umana sotto la stretta del peccato, e rinserra la natura in un dilemma fra il male e la grazia, offendendo e il moralista e il filosofo. Molti, accettando la giustificazione pei soli meriti di Cristo, continuavano però a frequentare la messa e gli altri riti. Ma Luterani e Calvinisti sbigottivansi dell'audacia che i fuorusciti italiani prendevano non appena avessero assaporata la libertà di coscienza, e il Gerdes asserisce che i paradossi e le sentenze erano il vizio di costoro. Persuasi del valore della parola, credono con essa dare esistenza alle cose; compongono libri, anzichè preparare dei martiri; non si fanno scrupolo di tenere una credenza interiore differente dalla parola; nè si brigano molto di convertire il popolo, quasi questo vada dietro ai pensanti. Olimpia Morata parafrasò i salmi in greco, lavorò affatto letterario come quel del Flaminio che li ridusse in versi latini; piantavano dispute, ma le trattavano filosoficamente, donde l'accusa di cui li colpisce Melantone, di troppo platonizzare. Ciò li distoglieva dall'essere persecutori, come gli altri più convinti, e quindi d'aggiunger un altro stimolo ai miscredenti, il rumore e la pubblicità della repressione.


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Gli eretici d'Italia
Volume Primo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 608

   





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