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      ..... essendo costante ne' buoni propositi e inflessibile dalla strettissima e severissima semita della giustizia e bontà». Allora dunque che lo vide eletto papa, «Cominciai (dice) a pensare la grandezza di Dio, la quale fa fare agli uomini molte volte quel ch'essi non vorrebbero, e, secondo il discorso umano, non dovrebbero fare. E quando da senno in simili azioni si chiamasse lo Spirito Santo, sempre succederebbe così.... Quanto al benefizio pubblico della Chiesa e alla riforma, io certo me ne prometteva assai, ma temeva ancora e dubitava assai, perchè comprendeva quanto grande sia la differenza tra l'immaginarsi una cosa, ragionarne e scriverne bene, e il porger le mani ad eseguirla.... Quando, dopo ventidue giorni, è sopraggiunta la morte, che cosa ho io detto vedendo con improvviso impeto tolta alla Chiesa tanta speranza di rinnovazione e di riforma? Che pensieri sono stati i miei, sentendomi sonare intorno le voci di tutti i buoni, che dicevano, Nos autem sperabamus quod ipse esset redempturus Israel?..... I pensieri e le parole mie furono simili a quei della donna sunamite, quando si vide morto il figliuolo, la quale, gittata a' piedi d'Eliseo, disse: Numquid petivi filium a Domino meo? Numquid non dixi tibi, ne illudas me? Mi ricordai non aver pregato Dio che costui nominatamente fosse papa, ma solo che fosse uno, il qual togliesse tanto obbrobrio e tanta derisione, quanta è quella nella quale, da molti anni, si trovano questi santi nomi, Chiesa, Concilio, Riforma, ecc.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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