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      «(Di fuora). Alla Compagnia di san Domenico in Campo regi. Carissimi in Christo Giesù fratelli.
      «(Ommissis). Si prega la carità vostra, che vogliate essere in compagnia di molti altri a fare due divotissime e santissime opere, delle quali la prima sarà questa, che l'uno inviti l'altro, l'uno ammonisca l'altro con amor santo a fare la santissima penitenza con vera contrizione, purissima confessione e integra soddisfazione, con elemosine spirituali e corporali, con digiuni in verità fatti e con la santa orazione, contemplando quella cosa per la quale l'anima si trasforma nel suo amato Cristo, alli cui santi piedi umilmente gettandoci, la nostra propria e le pubbliche necessità spirituali doviamo esporre, esortando, e col buon volere ajutando l'anima nostra a vestirsi in modo di quelle divine virtù, fede, speranza e carità, che di quelle abituali possiamo fermamente vedere e tenere per certo, che, nel dì del gran giudizio, quella riunita a questi corpi, con essi insieme saranno con gli altri beati nel regno di Dio.
      «E perchè fare orazione richiede l'anima raccolta nelle sue potenze salga su in cielo alli piedi della Santissima Trinità, e questo non può farsi se il corpo non s'allontana dall'opere del mondo, et essendo vero ch'a far questo (come può dire chi cristianamente lo sa) non si è ancora veduto nè saputo il più spedito modo, non tanto a far partecipe ognuno, quanto a mostrare a quelli che nol sanno (che son molti) il modo d'orare, che quello che da poco in qua è cominciato nella città nostra, cioè l'orazione durante lo spazio di quarant'ore.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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