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      Ma d'altra parte temeva tacendo di non essere poi costretto a far poco onorato giudizio di voi; che, non sapendo le vostre ragioni nè quale spirito vi abbia mosso a partirvi, io non saprei mai appresso molti che v'accusano, scusarvi abbastanza; e solo mi rimane un luogo volgare d'iscusazione, dicendo ch'io non posso credere che un frate Bernardino Ochino, mostratosi per uomo di molta prudenza, di bontà singolare, di somma religione, sia ora senza giusta cagione trapassato in una tale diversità di pensiero e di vita. La quale allegazione, sebbene forse a qualcuno parrà verosimile, nondimeno a me soddisfa poco, ed agli altri molto meno, parendo loro che l'innovar le cose stabilite nella religione, il disobbedire al suo superiore, il trapassar da' cattolici agli eretici non sia cosa nè da prudente nè da religioso; e finalmente che il partirsi da questa santissima verità, la quale dai primi apostoli s'è di mano in mano insino ai nostri tempi conservata nella Chiesa romana; che il partirsene (dico) non sia lecito nè concesso in caso veruno; anzi si deve sopportare ogni pena per confessarla, per difenderla, laddove gli strazj si convertono in piacere, le carceri in libertà, i tormenti in gioja, la povertà in ricchezze, la morte in vera ed eterna vita, siccome già fecero tanti antichi martiri, i quali non si vollero mai discostare dagli articoli confessati dalla Chiesa cattolica, la quale è (come disse san Paolo) colonna e firmamento della verità. Quando dunque io sento che così si parla di voi, allora tutto mi conturbo, e mi attristo in tal guisa, che alla fine mi son risoluto scrivervene, pregandovi, s'egli è onesta preghiera, che mi rispondiate, e vi sforziate d'illuminarmi le tenebre di questa vostra non aspettata mutazione; perchè insino a tanto ch'io non ne ho altra luce, non posso se non credere che ella non abbia avuto la luce di Dio.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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