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      Forse mi dirà qualcuno che voi vi siete partito d'Italia perchè vi siete stato perseguitato, e che in ciò avete imitato l'esempio di Cristo e di Paolo e d'alcuni altri santi, i quali, essendo perseguitati, si fuggirono dalle mani e dalle unghie de' perseguitatori; e mi dirà che spesse volte gli accusati dal mondo sono iscusati da Dio, e i dispregiati dal mondo sono onorati da Dio. Ma io non so in prima come a ciascuno sia lecito il fuggirsene via contro i comandamenti e decreti del suo maggiore, al quale egli è sottoposto ed obbligato ad obbedire, siccome è intervenuto a voi; di poi non intendo qual sia stata questa persecuzione, nè qual sia questa accusazione, o qual disonore v'è stato fatto, onde vi fosse necessario il fuggire. Ben mi ricorda che in Italia eravate apprezzato, onorato, riverito, e quasi cosa divina adorato, e predicando voi il santo nome e la vera legge di Cristo, eravate con tanta divozione da tutta Italia ascoltato, che nè in voi maggior grazia, nè in lei miglior spirito si poteva desiderare. Nè per essere voi in tanto onore e riverenza nel mondo, eravate (come credo) in minor grazia di Dio; anzi in tanto maggiore, quanto maggior frutto facevate, ed ispiravate continuo amor di Dio nelle anime cristiane, siccome ancor fu il nostro primo padre e maestro san Francesco, il quale da' popoli e da' principi sommamente riverito, fu nondimeno così caro servo a Dio, ch'egli meritò d'esser segnato di quelle stimmate che soffrì il nostro signor Gesù Cristo in Croce.
      Ma si dirà che nelle ultime vostre prediche alcune cose dette da voi furono avvertite, notate, riprese ed accusate, come piene di non sana nè cattolica dottrina.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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