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      Laonde, quando Vostra Maestà si risolva per il predetto rispetto scriverle, la supplico dar parimente commissione al predetto monsignor di Lodeva di parlarle, in conformità di quel ch'esso scriverà, tanto gagliardamente quanto conviene alla importanza del negozio, nel qual si tratta dell'onor di Dio, del serenissimo sangue di Francia, e della mia casa insieme; e però mi preme quanto ella può ben pensar: assicurando la Maestà Vostra, che tutto ciò che alla benignità di lei piacerà fare in questa buona e santa opera, io lo riceverò per singolarissima grazia, e ne avrò a lei perpetuo e immortal obligo. Con che facendo fine, prego Dio, sire, dopo di essermi di nuovo raccomandato ben umilmente in sua bona grazia, che li conceda il compimento di tutti li suoi desiderj.
     
      «Di Ferrara, xxvii di marzo 1554.
     
      Devotiss. e obedientiss. servo e vassalloIL DUCA DI FERRARA».
     
      Allora veramente Marot poteva cantar della Renata: «Ella non vede persona di cui non abbia a dolersi: le montagne stanno fra essa e gli amici suoi: essa mescola di lacrime il suo vino». Stanca di rimanere disgiunta dai figliuoli, fece una specie di ritrattazione (1556) in mano del gesuita Pellettario, e si confessò e comunicò dicendo credere nella Chiesa cattolica, ma senza voler aggiungervi romana. Il marito se n'appagò senza star sul sottile, e le rese le figliuole e il palazzo di San Francesco, e morendo nel 1560, lasciolla usufruttuaria d'esso palazzo e di metà della tenuta di Belriguardo, finchè vivrà da buona cattolica.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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