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      «Il mio consorte fu pigliato due volte dai nemici, che vi prometto, se mai ebbi dolore, allora l'ho avuto: e se mai ho pregato ardentemente, allora pregai. Io nel mio cuore angustiato gridava con gemiti inenarrabili, Ajutami, ajutami, Signore, per Cristo: e mai non ho cessato finch'egli m'ajutò e lo liberò. Vorrei che aveste visto come io era scapigliata, coperta di stracci, chè ci tolsero la veste di dosso, e fuggendo perdetti le scarpe, nè avevo calze in piede: sicchè mi bisognava fuggire sopra le pietre e i sassi, che io non so come arrivassi. Spesso io dicevo: Adesso cascherò qui morta, che non posso più. E poi dicevo a Dio: Signore, se tu mi vuoi viva, comanda alli tuoi angeli che mi tirino, che certo io non posso. Pregate ancora per noi (soggiungeva) come io fo per tutti i cristiani che sono in Italia, che il Signore ci faccia contenti acciocchè possiamo confessarlo in mezzo della generazione diversa..... Qui il padrone è sempre il primo ad andare alla predica; di poi ogni mattina chiama tutta la famiglia, e in sua presenza si legge un Vangelo ed un'Epistola di san Paolo, ed esso a ginocchi con tutta la Corte pregano il Signore. Bisogna poi che ognun de' suoi sudditi, casa per casa, gli renda conto della sua fede, eziandio le massaje, affine di poter vedere come progrediscono nella religione; perchè dice esser certo, se non operasse così, avrebbe a render ragione di tutte le anime de' suoi sudditi. Deh! fossero così fatti tutti i signori e principi! Il Signore vi dia fede, e vi avanzi nella sua cognizione, giacchè di continuo dobbiam pregare di crescere nella fede».


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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