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      E altra volta: «Benedetto Dio, padre del Signor Nostro Gesù Cristo, il qual, secondo la sua misericordia grande, ha suscitato in questa nostra età piena di errori e di tenebre, quando più se ne avea bisogno, uno spirito, un lume, una verità così chiara, che possono mostrare altrui, dove tra molte spine e molti impedimenti di questo secolo sia il cammino espedito e sicuro di pervenire alla immortal beatitudine, che egli ha preparato a chi lo ama: e che dagli ultimi termini d'Italia dove mi fece nascere, mi ha fatto venir, ora che ho il giudizio manco infermo, nel centro della Francia a trovare e conoscer questo fuoco che mi disghiacci e scaldi nel suo servizio: questo lume che mi tenghi fermo sul buon sentiero: questa forza di spirito e di carità che mi tiri con l'intelletto là su alla cognizione di quella eredità e gloria incorruttibile, incontaminata, immarcessibile»107.
      Esso Alamanni aveagli portato una lettera di quella regina, della quale accusandole ricevuta, esclamava: «Quanto è vera quella dottrina, che Dio gli suoi eletti giustifichi per grazia! Della qual dottrina ancor serbo memoria, e la serberò finchè io viva, di aver udito alcuna fiata parlare vostra maestà tanto bene, quanto io abbia ancora udita alcuna altra persona di molte che in diverse provincie ne ho udite».
      Eguali sentimenti manifestava in due lettere a Vittoria Colonna. «Io non ho maggior bene nè maggior consolazione che questa regina, nata con quelle sue amorevolissime parole e con que' suoi modi meravigliosi a scaldar nel servigio di Dio i più freddi cuori del mondo.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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