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      «Al conte Bisaro Vicentino.
      «Signor conte. Se io potessi servir in altro alla vostra signoria, ella sa ben che io la servirei. Ma, non essendo io, con la grande mia impotenza, buono di altro che di scriver le nuove che occorrono tra noi, di questo la voglio servir volontieri, come ho cominciato a fare. Dopo che ella partì da me, è morto jeri di notte, e sepolto oggi in Capodistria, monsignor vescovo di Pola, fratello, come sa vostra signoria, del vescovo nostro. Il povero signor ha presa una infermità gravissima nell'aere di quella sua Pola, e si fece portar qui già da tre giorni, e si è fatto attorno di lui tutto ciò che si è mai potuto per tenerlo in questa vita qua giù, e infine è piaciuto al Signor di chiamarlo la su alla eterna. Tutta la città lo ha pianto111; perchè, avendo ella alcuni che sono morali e del mundo, questi, credendo che 'l vescovo di Pola fosse ancora morale e del mundo, lo amavano e lo avevano caro, come gentil signor che egli era. E avendo la città nostra alcuni che sono pii112 e spirituali, questi anche l'amavano, perchè erano pervenuti in cognizione che sua signoria era fatta pia113 e spirituale e intendeva benissimo la verità e l'avea con gran diligenzia nella sua diocesi insegnata114 e fatta insegnare. E poi sua signoria ha benissimo confirmata questa opinione115 con gran consolazione degli eletti, al tempo di questo passaggio che egli ha fatto, perchè egli è morto pien di fede viva116 e viva speranza in solo Jesù Cristo. E voglio affermare che la più cristiana morte117 e più senza alcuna superstizione e ipocrisia118 non è stata fatta su questo nostro scoglio a memoria d'uomo.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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