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      Celio Curione attesta che la razza pretina fece ogni possibile onde mostrarlo falso; io penso l'avranno piuttosto offerto a specchio de' rimorsi d'un'anima, che abbandonò la paterna credenza. Calvino, che ne stampò la storia con una prefazione, vi vedeva il caso d'un'immensa superbia, che pretese «filosofar profanamente nella scuola di Cristo, mentre egli era allevato in paese tutto dato all'empietà, sicchè la maggior parte o non pensano a Dio creatore, o non conoscono Dio giudice. Il papa, colla sua coorte di ladroni, ha potuto aver sottocchio quell'esempio. Dal quale prendano lezione i nostri Francesi, che dalla leggerezza loro levati sopra le nubi, s'avvezzano più del giusto alle profanità della religione: i Tedeschi che tardi, ed ebeti nel riconoscer i giudizj di Dio, ora negli estremi mali pare abbian spogliato il senso umano: gli Inglesi ed altri vedano con quanta riverenza e premura bisogni ricever Cristo che splende»127.
      Il Vergerio ogni giorno più volte tornava dallo Spiera: e poichè di tal frequenza molti prendeano scandalo, egli stimò dovere pubblicare un'apologia nel 1548, diretta al Rota vescovo suffraganeo di Padova. Ivi narra l'accaduto, adduce tanti testimonj da escluder ogni dubbio d'illusione: assicura che i discorsi tenuti con esso lui sonavano tutti pietà, consentanei alla dottrina che da Cristo in perpetua serie la santa e cattolica e apostolica Chiesa serbò e serba: lo spettacolo offertogli dallo Spiera esser tale, da meritar che si venisse dalle terre più remote; non doversi pigliar paura di legati e d'inquisitori nell'indagare la verità; e «se per ciò (diceva) mi sovrasta pericolo, secondo odo susurrare, lo soffrirò volontieri come decreto di Dio, desideroso che pel sangue e pel cenere mio vengano irrigati e impinguati i semi che Dio continua a spargere per mezzo di tanti operaj in questa bellissima età». E confessa che si strugge dal desiderio di udirsi citato alla porta del vescovo o del Legato presso i Veneti, e prorompe: «Eccomi! dove sono le carceri, dove le fiamme vostre?


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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