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      Chi con cauta sollecitudine cerca la verità, pronto a correggersi qualora la trovi, non va noverato fra gli eretici».
      Stese qualche libro esegetico; la parafrasi de' sette salmi penitenziali; sermoni e catechismi per Vicosoprano e la Valtellina; un Latte spirituale; tradusse varj libri di Melantone, di Flacio, e le Precedentiae del Brenzio. Olimpia Morata, lodandolo come buon traduttore, l'esortava a italianizzare il catechismo di Lutero e «Di quanto vantaggio fia ai nostri Italiani e massime alla gioventù, te ne accorgerai se svolgi quel libro»; e v'insiste, quantunque non ignori la controversia nata intorno al sacramento. Con Jacobo Andrea e Primo Truber procurò la traduzione e stampa della Bibbia in slavo e di altri libri, che a migliaja di copie si disseminarono, tra cui quello del Beneficio di Cristo; e si rallegrava che in pochi anni si fosse l'evangelo tradotto in cinque lingue; siriaca, ungherese, slava per la Carintia e la Carniola, croata e romancia. E scriveva al suo principe il 10 settembre 1562, che avendo stampate tante cose in latino, in italiano, e tradotte dal tedesco, desidera riunirle acciocchè i posteri capiscano che cos'è il papa: e gliene domanda ducento fiorini. Infatto si cominciò la raccolta, ma non comparve che il primo volume di ottocento pagine. E rarissimi or si trovano gli opuscoli suoi, perchè allora moltissimo i Cattolici adoperavano in abbruciarli131.
      Del resto il Vergerio, oltre che instancabile nella corrispondenza, fu uno di quelli che più intesero quanto male potesse farsi colle stampe creando un'opinione falsa e imponendola alle moltitudini, onde si gittò operosissimo a fare opuscoli, giacchè allora non s'erano ancora introdotte le gazzette; libretti popolari e mordaci «non cessava mai di spargere giù nell'Italia, come tarme e tinee, le quali rodano l'Anticristo» e venivano cerchi con avidità; e molte delle menzogne, accettate poi dal vulgo degli scrittori, sono dovute alla costui penna, sia che le inventasse, sia che le diffondesse.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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