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      «La Italia (diceva) è più avanti che qualcheduno non pensa. Ella ha per dentro e anche di fuori de' bravi spiriti, li quali, colla lingua e con la penna, non fanno altro che mostrar Gesù Cristo morto in croce per gli suoi eletti, e questa è la luce, la quale può meglio mostrare quali sono gli abusi e quali le superstizioni e quale la porta di uscirne fuori, che non possono quelle XII carte dove sono dipinte le querele dei Tedeschi»132. Pure giudicava che per l'Italia non fosse ancor venuto il momento della Riforma: dolevasi che i tanti dotti nostri non sapessero staccarsi dagli autori mondani e gentileschi, per istudiar solo lo spirito di Dio; minaccia che la collera del Signore e la disgrazia peseranno sui suoi compatrioti finchè stiano servili al papato; e crede potrebbe qui pure immegliarsi e correggersi la Chiesa qualora si cambiassero i costumi. «Non un anno passerebbe che voi, o miei compatrioti, sareste divenuti ottimi; migliorati di corpo, e di spirito; fondati nel bene, deposte le nimicizie, i rancori, le malizie, la lussuria, il giuoco, la bestemmia, l'usura e tutti i vizj. Qual è la cagione per cui l'Italia è piena di scissure, partiti, bordelli, bische, garzoni scandalosi, ladri, assassini? Perchè vi risiede la falsa religione e l'idolatria che tutti i vizj seco strascina; mentre il vero insegnamento cristiano reprime tali vizj e li svelle, o almeno gl'indebolisce e diminuisce? Non si alleghino i supplizj e le galere che l'Anticristo vi oppone, non il sovvertimento che ne verrebbe; la grazia di Dio basta a tutto.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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