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      Il giorno del finale giudizio (soggiungeva), due anime compariranno davanti al giudice supremo. Una dirà: «Mio Dio, nata e cresciuta in seno alla vostra Chiesa, tenni i suoi precetti quali gli avevo ricevuti dalla vostra bocca. Venner a me novatori, colla Bibbia alla mano, cercando sommuovere il mio cuore, svilendo il papato, insultando alla madre nostra, predicando la disobbedienza e la rivolta: io stetti fermo nella fede de' miei padri, nella credenza de' nostri dottori, negli insegnamenti de' nostri pastori. Lo sfarzo d'alcuni pontefici, lo scandalo de' lor costumi, il fasto delle dignità offuscarono bensì i miei occhi, ma io gli obbedii senza giudicarli, io pover'anima, improntata in fronte col peccato. Signore, eccomi a invocare meno la vostra giustizia che la misericordia».
      L'altra dirà: «Al veder i nostri preti superbi e ricchi, spesso coperti d'oro e di peccati, montai in collera: io vissuto nella meditazione della tua santa parola, rimasto indigente in una Chiesa, ove le mie fatiche e il mio sapere m'avrebber dovuto elevare alle dignità, n'ebbi dispetto, e presi la penna contro i pastori per distruggerne l'autorità: ne assalii la dottrina, intaccai la liturgia, il digiuno, le astinenze, la confessione; esaltai la fede e depressi le opere; domandai il tuo sangue, e l'offersi in olocausto pe' miei peccati».
      Il giudice eterno che dirà? Se v'è una Chiesa, l'anima fedele non potè peccare, mantenendone i segni, i simboli e la parola: se anche questa Chiesa, avesse mai potuto errare, il Signore potrebbe condannare chi fallì solo per amore ed obbedienza?


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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