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      Panfilo Sassi fu portento di memoria: e avendo un poeta da colascione recitato certi versi in lode d'un podestà, il Sassi levossi tacciandolo di plagiario, ed avergli involato versi suoi, e per pruova li recitava; onde grande stupore e mortificazione nel povero ciclico, finchè si rivelò la burla. Legato a principi e nobili, al tumulto aulico preferiva il ritiro e lo studio, talvolta lesse Dante e Petrarca commentandoli, con gran concorso di persone. Potremmo aggiungere il famoso legista Cesare Castaldo, Camillo Coccapani, Fulvio Rangone, il poeta Molza, e quel che vale per cento, lo storico Sigonio.
      Fra questi era assiduo Giovanni Grillenzoni, che, scolaro devotissimo del Pomponazio, di questo raccolse le lezioni, neppur omettendo gli scherzi onde talvolta le condiva. «Io non so, se altra patria sia tanto obbligata ad alcun suo cittadino privato per esempj e per cose civili ben fatte, quanto Modena è obbligata a Giovanni Grillenzone. Erano sette fratelli, tra' quali egli non era il maggiore nè il minore; cinque avevano moglie e figliuoli, e alcuni erano reputati, ed erano di natura fieri e bizzarri, e incomportabili; e nondimeno tanta fu l'autorità sua verso i fratelli, che fece, che, dopo la morte del padre loro, che fu dell'anno di Cristo 1518, stettero tutti con la moglie e co' figliuoli in una casa, vivendo in comune con somma concordia, senza pure una parola acerba tra loro avervi, infino all'anno 1551, nel qual anno, morto lui, che era il legame che riteneva i fratelli insieme, si divisero separando ciascuno sè dagli altri.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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