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      Già son due anni predicò il grande frate Bernardino156: non si vergognano di dire che più non predicava bene come soleva: alcuni dicevano che troppo predicava di Cristo, e che mai non aveva nominato san Geminiano, nè fatto disputa alcuna». Il vicario, se li sospettava di errori, doveva chiamarli, sentirli, correggerli; anzichè denunziarli al Morone e a Roma. E fu colpa del vicario se si lesse quel tal libretto; dopo del quale non si è mai parlato in Modena di simili materie. Se vi siano undici o dodici plebei che dicano qualche pazzia, che colpa è dei buoni? Che dipendenza hanno costoro da noi, che per essi debbano esser infamati gli altri? E finisce anch'esso ringraziando il cardinale della paterna premura con che gli ammonisce e protegge157.
      Il papa esortò il duca di Ferrara, allora signor di Modena, a frenare la licenza di quegli accademici; e or l'uno or l'altro chiamò a Roma per giustificarsi.
      Era allora vescovo di Modena Giovanni Morone, nato a Milano il 25 gennajo 1509 da Amabella Fisiraga e da quel famoso cancelliere Girolamo, ch'era stato colonna degli ultimi Sforza signori di Milano, e personificazione della politica del Machiavello.
      Educato in casa, poi dottorato a Padova, Giovanni era stato dal padre consegnato a papa Clemente VII per ottenerne denari onde riscattarsi dalla prigione ov'era tenuto come traditore; poi dato ostaggio al duca di Ferrara per averne altri onde mantener l'esercito di Francia. Giovanissimo, era senatore di Milano «ch'è il primo magistrato in quello Stato e con grossa provisione», prima che Paolo III lo chiamasse al vescovado di Modena, promessogli già prima158: ed egli avrebbe preferito continuar quella carriera, poichè «più era quello che lasciavo e di grado nella patria mia e il comodo ed utile che potevo sperare della presenza mia in quella, oltre l'amor della patria e della madre e degli altri miei parenti»159. Nel 1530 fu mandato residente nunzio apostolico a Ferdinando re de' Romani, onde persuaderlo al Concilio, alla riforma, alla guerra col Turco, oggetti costanti delle missioni d'allora160; e il papa, non parendone abbastanza soddisfatto, forse per la sua mitezza161, lo chiamò a rendergli conto: ma uditene le ragioni, mentre «credeva far residenza alla sua Chiesa e vedere potea con carità disfamar quella città del mal nome qual ha pigliato non solo in Italia, ma ancor di fuori di queste novità delle opinioni moderne», fu mandato alla Dieta di Spira (1541) e a quella di Ratisbona, nella quale, stabilitosi l'interim, restò divelta ogni speranza di riunir le due Chiese162.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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