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      Quando nel 1542 tornò di Germania alla sua Chiesa, sbigottì dell'estensione del male, e scriveva al cardinale Contarini a Bologna: «Qui ho trovate cose che infinitamente mi accorano e non mi danno riposo, conoscendo li pericoli ed essendo incerto e non sapendo come estricarmi a salute di questo gregge, qual vorria col mio sangue poter consegnare a Cristo, ed anche disinfamare a questo mondo, perchè ardo di vergogna sentendo per ogni loco ove sono stato, e da ogni parte essendo avvisato che questa città è luterana. Non si può negare che nelli frati regna grande ignoranza, congiunta con molta audacia e con poca carità: nondimeno vi son molti indizj che vado verificando per far poi la provvisione qual Dio m'ispirerà».
      A tal uopo voleva interrogare i sentimenti de' Modenesi circa il purgatorio, il sacrifizio della messa, la verità del corpo e sangue di Cristo nel sacramento, l'adorazione di esso, la confessione auriculare, l'autorità della Chiesa in far costituzioni; l'intercessione e invocazione dei santi; e così circa la gloria de' beati, i quali dicono non esser ancora con Cristo. Trovandoli consenzienti colla Chiesa cattolica, leverebbe d'infamia loro e sè dal cruccio; altrimenti, con carità procurerebbe convertirli. Pertanto il Contarini s'indusse a stendere una confessione generale o catechismo, destinato a tutti i Cristiani; e gli suggeriva che, pubblicatolo a Modena, il facesse destramente accettare a tutta la terra, cercando lo firmassero i cittadini, imitando san Girolamo che il vescovo gerosolimitano sospetto d'arianesimo volea producesse la confessione sua.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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