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      Qualche stracci di carta, che i curiosi poterono raccogliere, fanno supporre un'opera inedita del Castelvetro di materia religiosa, e il suo carteggio con Lutero, Calvino ed altri eresiarchi. Ciò proverebbe come e il Muratori e il Tiraboschi stessero fuor del vero allorchè, per amore di compatriota, tolsero a purgarlo da ogni imputazione ereticale.
      La Dichiarazione del pater noster e modo d'ascoltar la messa, libretto di gran pietà e più volte ristampato, credesi del Castelvetro, il che lo farebbe porre fra quei timorati di cui dicemmo nel xvii discorso. Ma pare avesse tradotto i Luoghi comuni di Melantone173. Un Libricciuolo dell'autorità della Chiesa e degli scritti degli antichi, volgarizzato per Reprigone Rheo con l'aggiunta di alquante chiose, si trovò nell'archivio di Castel Sant'Angelo, con nota contemporanea che indica fosse di man propria del Castelvetro, nel che fa appoggio la conformità dello stile.
      In sue opere posteriori appajono proposizioni ereticali, o almeno dubbie: ma chi assicura non sieno state interpolate dagli editori dopo la sua morte?
      Quanto abbiam narrato rimane viepiù illustrato dal processo che dicemmo essersi mosso al cardinale Morone. Non è fuor dell'ordinario che d'una colpa siano imputati coloro che più se ne mostrano alieni; di calcoli sbagliati un astronomo, di solecismi un letterato, di spia un gran patriota. Inoltre gli accademici avran dato opera (altro fatto consueto) a persuadere che il cardinale Morone la pensasse con loro: la natura sua, che lo rimovea dalle persecuzioni, somigliava a connivenza; talchè uscì voce che poco bene sentisse della fede.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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