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      Io glie la diedi per l'amor d'Iddio, ma non so chi fossero, nè io lo vidi mai, nè so se esso gliela diede o la ritenesse per sè.
      Un'altra volta costui venne da me, e cominciò a volersi domesticare meco e ragionar di materia della religione. Invero ch'avea molte occupazioni per il governo, e Dio sa che a un certo modo il genio mio l'aborriva, ed anco non giudicava bene parlar di simil materie con laici: se ben mi posso ricordare, credo che in sostanza gli dicessi, se egli era buon cristiano che si doveva contentare che non gli era tolto Cristo, e che dovesse pigliar le cose in bene come si poteva, e doveva fare. Credo che questo medesimo mi portasse un libro luterano contra Judæos, il quale io tolsi, e per essere contra Judæos, de' quali ne erano assai a Bologna, e favoriti dalli Cristiani, lo diedi a vedere all'inquisitore, il quale me lo riportò, e disse che, se l'autor non fosse stato cattivo, il libro saria molto buono, acconciando qualche cosetta delli suoi andamenti soliti contro questi inimici della fede nostra, perchè usava de' buoni argomenti e autorità per convertirli. E mi lasciò il libro, e fummo in ragionamento di farlo acconciare e farlo volgare: ma perchè aveva molte occupazioni, ed esso padre non era atto a farlo ben volgare; e non era bene dar la cura ad altro, non se ne parlo più, ed il libro, come credo, fu posto tra gli altri nella libreria apostolica. Credo non ebbi tempo nemmeno mai di leggerlo, perchè al legger e scriver molto la natura e volontà mia presto si straccano.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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