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      Quando gli parve poterlo senza pericolo, il Curione tornò in patria a raccogliere l'eredità de' fratelli, di cui solo una sorella sopraviveva. Assistendo in Castiglione alla predica di un Domenicano torinese che malmenava Lutero, asserendo che in Germania trovasse favore sol per la licenza di costumi che permetteva, ed esponendone leggermente le dottrine, Celio gli gridò, «Voi mentite»; e cacciò a mano le opere di questo. Scontò tale uscita con rigorosissima prigionia a Torino: ma quivi fingendosi rassegnato alla meritata pena e sofferente, ottenne dal carceriero gli legasse una gamba sola, poi dall'una all'altra alternasse la catena; nel qual mutamento riuscì a sostituire una gamba finta, e così svincolato potè sottrarsi. Sono storielle, riprodotte anche ai giorni nostri, e colle quali si volle spesso mascherare romanzescamente la corruzione d'un custode o la sollecitudine di un amico. Ma allora come adesso se ne levò rumore; il fatto fu attribuito a magia, sicchè il Curione si credette obbligato a riferirne le miracolaje circostanze193, e vantandosi diceva: «Per questo fatto io non feci voto di visitar Compostella o Gerusalemme, che sono idolatrie; nè di castità, la quale Dio solo può dare; ma mi consacrai tutto a Gesù Cristo, unico liberator nostro».
      Ricoverossi a Salò; presto ottenne una cattedra a Pavia, e sebbene trapelasse come sentiva, mai per tre anni non si ardì arrestarlo, perchè gli studenti vegliavano a sua difesa. Insistendo però il papa acciocchè il senato milanese togliesse di mezzo quello scandalo, il Curione si raccolse a Venezia, indi a Ferrara, ove la duchessa Renata gli diede raccomandazioni, per le quali conseguì a Lucca una cattedra.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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