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      I capi rioni attaccavano a quella statua gli avvisi municipali, essendo in luogo centrale e frequentato, poi anche l'autorità ecclesiastica le indulgenze, le pastorali, ecc., finchè anche i maligni cominciarono appiccicarvi le satire, di cui fu sempre ghiotta quella popolazione, e che si dissero pasquinate anche quando o non v'erano state affisse, o l'erano ad altre statue. Perocchè il privilegio di Pasquino fu diviso dal Babbuino che dà nome a una via, dal Facchino del palazzo Piombino, dall'abbate Luigi, da donna Lucrezia dietro il palazzo di Venezia, dallo Scanderbeg sul palazzo che fu abitato da questo, e principalmente dal Marforio, dio marino colossale dissepolto tra il Foro (Martis forum) e il tempio di Marte, e collocato per prospettiva alla fontana di Campidoglio.
      Massime alle elezioni dei papi si moltiplicano queste satire, per lo più brevi, talora in dialogo, sempre argute. Noi ne accenneremo alcune, che abbiano qualche appiglio colla nostra storia.
     
      A Sisto IV morto:
     
      Stupra, fames, strages, usuras, furta, rapinasEt quodcumque nefas, te duce, Roma tulit.
      Magna (licet tarde) solvenda, est gratia morti:
      Omne scelus tecum, Sixte cruente, jacet.
     
      Per Alessandro VI, quando si ripescò dal Tevere il cadavere di suo figlio:
     
      Piscatorem hominum ne te non, Sexte, putemus,
      Piscaris natum retibus ecce tuum.
     
      E altre volte:
     
      Vendit Alexander claves, altaria, Christum:
      Emerat ille prius, vendere jure potest.
     
      E alla sua morte:
     
      Dic unde, Alecto, pax hæc effulsit et undeTam subito reticent prælia? Sextus obit.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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