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      Trovavasi allora a Roma Torquato Tasso, e suggerì: «Nol fate. Dalla polvere nella ripa del fiume nasceranno infinite rane, che gracideranno notte e giorno per vostro dispetto». Gli si diede ascolto, onde Marforio ne mandò le congratulazioni a Pasquino. E questo rispondea: «Di fatto m'avean messo in querela col sant'Uffizio. Comparvi davanti ai cardinali, e pensa come mi conciarono! Senza un secondo Torquato, la bocca di Roma era chiusa per man de' Barbari. Per fortuna la ragione disarmò l'ira, e la satira dee la vita alla poesia».
      Sotto Urbano VIII de' Barberini, Pasquino esclamava:
     
      Ohimè, non ho più un quattrino,
      Tutto il mio è del Barberino.
     
      Ed essendosi levato il tetto di bronzo dal Panteon per fondere la cattedra di san Pietro, disse: Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini. Quando esso papa emanò una bolla contro il tabacco, Pasquino esclamò: Contra folium quod vento rapitur ostendis potentiam tuam, et stipulam siccam persequeris.
      Sotto Alessandro VII, Pasquino prese, come spesso i buffoni, la parte del prepotente, schernendo il papa degli insulti fattigli da Luigi XIV, or in colloqui coll'abbate Luigi, or in sindacato dove i conservatori di Campidoglio assumono per segretario Marforio, Pasquino per procurator fiscale, don Gregorio per usciere; e dopo molte cose serie e molte beffarde, conchiudesi con sette avvisi: 1° che tutti i cittadini abbian un esemplare della storia romana, per ricordarsi le gesao degli avi, aspirarne l'amor della libertà, e ricordarsi che cacciarono i Tarquinj dalla città; 2° che siano obbligati di legger la storia primitiva della Chiesa, notare il diritto che avea il popolo d'eleggere i papi e di partecipare al governo temporale; 3° di non chiuder gli occhi ai disordini degli ecclesiastici; 4° ridersi delle bolle fabbricate per avvilire il popolo e sottomettere i laici ai preti; 5° stare uniti in santa fraternità, perchè sulla discordia si fondò la sua schiavitù; 6° render al papa ogni rispetto e obbedienza come sovrano spirituale; 7° guardarsi dal pagare soldati quando i papi volessero far guerra e cambiar la croce in spada.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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