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      Dirigeasi ai re e all'imperatore? diceano volesse rovesciar su loro l'odiosità: accuse triviali d'ogni tempo in simili occasioni.
      Il Concilio era stato, nel 1537, intimato a Mantova: ma quel duca pretendeva che il papa vi mantenesse una guardia militare per garantire la sicurezza: e il papa non la volea per non acquistare aria di coazione verso i congregati. Propose dunque alcuna città del Veneto, e si preferì Vicenza: ricusata anche questa, vennero in campo Ferrara, Bologna, Cambray, altre delle tante libere o soggette a principi indipendenti, e per tutte trovavansi objezioni. Le più forti venivano dal patriotismo tedesco che s'impennava contro ogni paese italiano: corsero otto anni tra proposte e rifiuti, prima che si prescegliesse Trento, italiano ancora, ma sui confini di Germania, e indipendente come principato del proprio vescovo.
      Questa città non era rimasta immune dal fomite luterano, e nel 1536, principando il vescovo Bernardo Cles, ne derivò turbamento, dal quale si colse pretesto per rivoltarsi contro i signori. Il vescovo tentò calmare i capi dei valligiani, ma fallitagli l'impresa, dovette ricovrarsi a Riva, mentre gli abitanti delle valli Sugana e di Non tentavano pigliare Trento per forza. Le milizie del vescovo riuscirono a calmare la sedizione, e molti de' rivoltosi furono decapitati, impesi, mutilati, fitti in carcere.
      Altrove accennammo quante premure adoprassero il Sadoleto, l'Aleandro205, il Morone206 ed altri per ricondurre gli spiriti alla concordia; ma oltre avere i Protestanti ricusato intervenirvi207, ogni passo era reso scabroso da puntigli dei principi cattolici e dei prelati delle nazioni.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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