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      Autorevole per parenti e congiunti in tutta Italia, per amici alla Corte di Roma, per l'illustre nascita e la signorile magnanimità fra i nobili, fra gli ecclesiastici per la dignità, fra il popolo per le ricchezze e per l'uso che ne facea, fra i pii per la bontà e le macerazioni, e armato di qualità penetranti e sovrane per convertire e costringere allo spirito interno i Cattolici paganizzanti: vigoroso di corpo a sostenere viaggi ed astinenze, e d'animo a reggere le opposizioni dei governatori, le persecuzioni de' maligni, l'indifferenza de' beneficati, con que' decreti che costano poco a farsi, ma molto a far eseguire disciplinò la sua Chiesa, dalle materie più importanti fin alle minime di sacristia. Una volta l'anno banchettava il governatore di Milano, e lo serviva d'un cappone lesso, d'un arrosto, d'una torta squisita e null'altro. Teneva frequentissime conferenze col suo clero; instancabile nell'impedire che dalla vicina Svizzera l'eresia si dilatasse in Italia, perlustrolla come legato pontifizio, vi rincalorì la parte cattolica, e fondò a Milano un collegio Elvetico, che preparasse apostoli e parroci a que' paesi. Vedremo quanti urti avesse col suo clero, inorgoglito dalla pinguedine, e quanti conflitti di giurisdizione: onde il papa doveva ammonirlo che bisogna talora non guardare solo alle cose in sè, ma all'opportunità214; non riceveva alcun breve papale se non iscoprendosi il capo: eppure egli fu sempre amico e difensore del Sirleto e del Morone. Le lettere scritte da lui o direttegli basterebbero a formare intera la storia del Concilio.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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