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      Io dimandai a sua signoria illustrissima chi sarebbe colui che eleggesse questi uomini buoni, e lo pregai a considerare come questo non si può condurre in alcun modo ad effetto ma quando ancora si potesse, che tali uomini non avrebbono altra potestà che umana, dove nelli Concilj legittimi la Chiesa ha sempre tenuto e conosciuto l'assistenza dello Spirito Santo; finalmente che nessuna cosa sarebbe più incerta, e più vana dell'autorità della Chiesa, se fosse permesso contro li magistrati ecclesiastici questa eccezione della bontà, e questa via di fuggire il giudizio sotto pretesto di volere uomini buoni; e che manco d'ogni altro doveano ciò pretendere coloro, i quali non attribuiscono alcuna cosa alle opere nostre. Con questi e simili ragionamenti sua signoria illustrissima m'intertenne tanto, che io non potei partire se non dopo pranzo. In fine mi diede una lettera per nostro signore, e io mi licenziai.
      «Nella licenzia, sua signoria221 illustrissima mi aveva apparecchiati molti presenti e di molto momento, li quali io ricusai, pregandola che, in luogo di quelli, mi concedesse due grazie: l'una, che avendo io portato all'illustrissima sua moglie per nome del vescovo Varmiense il libro della sua confessione, sua eccellenza fosse contento di leggerlo; l'altra che facesse restituire alcuni luoghi tolti a certi poveri cartusiani, che restano ancora in Francoforte sull'Odera. Sua signoria illustrissima mi promise di fare in ogni modo l'uno e l'altro e si contentò che io mi astenessi dal resto».


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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