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      Anzi, al vedere quei decreti, si direbbe che i pii riformatori si fossero lusingati di tornare il mondo all'apostolica purità, neppure evitando gli eccessi che possono guastar le cause migliori. Nel fatto una tale riforma toglieva alla falsa i pretesti, e secondo la frase del padre Ventura, «ne distrusse teologicamente l'impero».
      Trattossi pure di quella de' principi, ma vivo contrasto opposero gli ambasciatori; onde bisognò limitarsi ad esprimere che confidavasi restituirebbero alla Chiesa le ragioni sue, non ne esigerebbero gabelle o decime, indurrebbero i sudditi a riverire il clero, non permetterebbero che ufficiali e inferiori magistrati violassero le immunità della Chiesa e delle persone; sudditi e principi obbediranno alle costituzioni del papa e de' Concilj, e a quelle che tutelano la libertà ecclesiastica; non pretenderanno di sottoporre all'exequatur le bolle pontifizie; l'imperatore, i re, i principi e tutti venereranno le ragioni ecclesiastiche, in modo che i cherici possano stare alla residenza ed esercitare i loro ufficj senza impacci e con edificazione del popolo: scomunicato chi usurpasse beni o ragioni di Chiesa.
      Principale studio doveasi porre ad impedire la diffusione dell'errore, e qui affacciavasi innanzi tutto la vigilanza sui libri.
      La libertà illimitata pel bene compete alla Chiesa, perchè è azione di Dio sull'uomo; ma nell'individuo che opera sull'altro la libertà non può esser tale se non regolata. La ragion pura domanda che la verità trionfi: la ragion pratica domanda che se ne scelgano le vie, si rimuova la violenza per far luogo alla convinzione.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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