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      La libertà e la verità sono fatte una per l'altra; ma non si può andare dalla libertà alla verità, come vogliono i Protestanti, bensì dalla verità alla libertà, gloria de' figliuoli di Dio, cercando il bene colla maggior possibile libertà, non la libertà senza il bene.
      Questo vuolsi tener a mente nel discutere sulla libertà de' libri, ove spesso la quistione politica è anteposta alla quistione morale. Finchè i libri erano una rarità, poco si pensava a mettervi freno, eppure sembra che i Pagani abbian sporto petizione al senato di Roma di distruggerne alcuni, e nominatamente Cicerone De natura Deorum, perchè offrivano troppi argomenti ai Cristiani onde battere la religione antica248. Fin dall'età de' martiri si ponevano in avviso i fedeli contro le scritture degli eretici, essendo conforme alla legge divina il preservare dal contagio, il non esporsi alla tentazione senza necessità, il non distrarsi in cose vane249; e poichè molti appunto si divagavano per amor del bello, da un Concilio di Cartagine nel 400 fu concesso ai vescovi di leggere i libri degli eretici, perchè li doveano confutare, ma non i gentileschi. È evidente la ragione di tal operare, come del contrario quando i libri pagani più non furono di pericolo alla fede, mentre lo erano gli ereticali. E questa è legge di difesa e cautela, come del questore che proibisce l'armi insidiose o la vendita de' veleni. E per prudenza o de' principi o de' prelati a volta a volta si videro proibiti alcuni libri, altri bruciati: anche cataloghi se ne fecero dalle Università di Lovanio e di Parigi: ma era naturale che crescesse la paura de' libri quando la scolastica era flagellata dai classici, e gli umanisti di Germania aveano iniziato la guerra teologica.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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