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      Avrebbe potuto aggiungere che lo studiar in quelli affina il gusto ed esercita l'intelletto e la critica per adoperarli poi ad usi santi; ed egli con quest'opuscolo ben meritò impedendo la distruzione che uno zelo stemperato faceva dei libri profani.
      Cassiodoro, raccomandando a' monaci suoi lo studio degli autori profani, invoca l'esempio non solo di Mosè, che fu istrutto in tutta la sapienza degli Egizj, ma anche de' santi padri, i quali, «non che decretare si rigettassero gli studj delle lettere profane, diedero l'esempio del contrario, mostrandosene espertissimi, come vedesi in Cipriano, Lattanzio, Ambrogio, Girolamo, Agostino ed altri. Chi dopo l'esempio d'uomini siffatti oserebbe più esitare?»273
      Carlo Magno, in una celebre enciclica De literis colendis, diretta ai vescovi ed abati nel 787, raccomandava assai gli studj umani, affinchè col disimparare a scrivere non si perda anche l'intelligenza dell'interpretare le sante scritture: perocchè, se son dannosi gli sbagli di parole, più il sono gli sbagli di senso. Gli esorta quindi a gareggiar di zelo nell'imparare, onde possano con facilità e sicurezza penetrare i misteri delle sacre carte. Nelle quali trovandosi figure, tropi, altri ornamenti, più facile ne coglierà il senso spirituale chi vi sia preparato dall'insegnamento delle lettere.
      In qualche Ordine religioso era vietato al monaco gentilium libros vel hæreticorum volumina legere, ma ne' più era anzi un degli esercizj prediletti il ricopiarli, e se ne trovano ne' cataloghi di tutte le biblioteche monastiche.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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