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      Instancabile a cercare della estesissima sua diocesi qualunque angolo più invio e remoto, oltre destinarvi visitatori generali e particolari, gran fatica egli sostenne, e consigli, comandi, esempj adoprò per rimettere l'uso quasi dimenticato de' sacramenti e la decenza nelle chiese, più ch'altro simili a taverne, senza campane o confessionali o pulpiti o arredi; introdurre devozioni e riti e un regolato cerimoniale; ripristinare l'adempimento de' legati pii; istituire parrocchie ove prima un solo prete attendeva a vastissimi territorj; circoscrivere meglio le pievi, con vicarj foranei in corrispondenza colla curia; i preti abituare al pulpito, su cui prima non salivano quasi che frati; misurare i diritti di stola bianca e nera; rendere regolari i registri di battesimi, matrimonj, morti; svellere le superstizioni, sincerare le legende di santi e di miracoli. Istituì le Compagnie della dottrina cristiana, ove la festa oltre le verità della fede, s'insegnasse, anche a leggere e scrivere; e con espresso divieto ai membri di esse di cercare rendite o vantaggi temporali per questo titolo. Zelò l'osservanza delle feste, sin mandando a togliere la roba a contadini che in esse aveano lavorato; niuna donna di qualsia stato o condizione, entri in Chiesa, nè accompagni le processioni se non con velo non trasparente o zendado o altro panno, di tal modo che stiano coperti realmente tutti i capelli. Niuno v'entri con cani da caccia o sparvieri, nè con archibugi, balestre, arma d'asta o simili, nè le appoggi alle porte o ai muri di Chiesa, nè le deponga ne' sagrati o negli atrj279. I principi vogliano escludere i ciarlatani, gli zingari, i giuochi, le smodate spese; vietino le taverne al possibile, e vi si possa dar mangiare e bere, ma non alloggiare.


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Gli eretici d'Italia
Volume Secondo
di Cesare Cantù
Utet
1865 pagine 728

   





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